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Faster Than An Erection
Reba Maybury
Reba Maybury, Faster Than An Erection, REHEARSAL. Museum for Preventive Imagination, MACRO 2021. Photo credit Simon d’Exea.Reba Maybury, Faster Than An Erection, REHEARSAL. Museum for Preventive Imagination, MACRO 2021. Photo credit Simon d’Exea.
Reba Maybury, Faster Than An Erection, REHEARSAL. Museum for Preventive Imagination, MACRO 2021. Photo credit Simon d’Exea.
Reba Maybury, Faster Than An Erection, REHEARSAL. Museum for Preventive Imagination, MACRO 2021. Photo credit Simon d’Exea.
Reba Maybury, Faster Than An Erection, REHEARSAL. Museum for Preventive Imagination, MACRO 2021. Photo credit Simon d’Exea.
Reba Maybury, Faster Than An Erection, REHEARSAL. Museum for Preventive Imagination, MACRO 2021. Photo credit Simon d’Exea.
2 luglio – 12 settembre 2021
Descrizione

Con Faster Than An Erection l’artista e dominatrix inglese Reba Maybury introduce per la prima volta nel contesto istituzionale di un museo la Sua indagine sul significato e il ruolo della trasgressione e della perversione, affidando la creazione del lavoro a un Suo sottomesso del luogo. Per plasmare «il desiderio degli uomini […] e ottenere il risultato voluto» Maybury deve «lavorare più rapidamente delle loro erezioni». Nella sua pratica artistica, la scrittura e il suo ruolo di dominatrix attivista (a volte sotto lo pseudonimo di Mistress Rebecca) si influenzano a vicenda per “penetrare” l’autorità maschile, il suo potere, i meccanismi di dominio e desiderio, e ribaltarli, spingendo i termini della forza femminile al di là delle fantasie degli uomini. Per l’artista il «il sadomasochismo è ovunque e non solo nella gabbia sotterranea e poco illuminata del nostro immaginario collettivo».

 

Maybury ha deciso di chiudere la sala espositiva con una tenda, dietro la quale, seguendo le sue direttive , il sottomesso ha creato l’opera: resa visibile da delle luci blu, essa è composta dalle tracce lasciate sul pavimento dal corpo dell’uomo. Nel varcare la tenda, il visitatore compie una scelta, quella di entrare in questo mondo alla rovescia e acconsentire a farne parte.

Introducendo all’interno di un’istituzione pubblica l’interazione tra la dominatrix e il suo sottomesso, Maybury approfondisce le dinamiche che riguardano da un lato l’occultamento della perversione, e dall’altro la stigmatizzazione del “sex work”. I visitatori sono invitati a riflettere su come il “sex work” non possa essere confinato al mondo del kink – fatto di feticci o di vergogna –, oppure ridotto a un prodotto pronto per essere consumato o osservato con sensazionalismo e distacco. Si tratta piuttosto di un mondo popolato da persone dotate da autorità e personalità ben definite.

 

In tutto il lavoro dell’artista, il sottomesso è al contempo performer e lavoratore, ma per il visitatore è invisibile. Ad essere visibile è invece l’opera di Reba Maybury, che diventa essa stessa merce di consumo, prodotta dal Suo atto di dominazione. Gli indizi lasciati dal sottomesso sono concepiti dall’artista come prova dell’esistenza di quello che solitamente è il non detto: che sono per lo più gli uomini a pagare in cambio di atti sessuali e sono protetti dall’anonimato, mentre le sex worker portano lo stigma per entrambi. Maybury mette sotto i riflettori il potere anonimo del consumatore maschio, declassando il cliente a lavoratore subordinato e facendo così diventare le sue tracce una proprietà della sex worker.

 

La pratica dell’artista indaga gli squilibri quotidiani di potere e della distribuzione del lavoro all’interno dei binarismi di genere. Da come abitiamo lo spazio ai vestiti che indossiamo, dall’ufficio alla camera da letto, dal tono e dal volume delle nostre voci ai modi in cui i nostri corpi si muovono e occupano il mondo. Secondo Maybury, il sesso è al centro di tutto. Il suo lavoro è volto a rimediare a questi squilibri e a rifondare queste dinamiche. Inoltre, il piacere femminile e il significato di ciò che vuol dire essere libera in quanto donna hanno un ruolo centrale nella Sua esplorazione del sesso nella società.

Oltre a essere introdotta da una poesia scritta dall* poet* e scritt* Cassandra Troyan, la mostra è accompagnata da una pubblicazione che include il primo capitolo del prossimo libro di Maybury, Faster Than An Erection, una poesia di Troyan, una selezione delle clausole contrattuali tra l’artista e gli uomini che desiderano sottomettersi a Mistress Rebecca, oltre alle riproduzioni di una serie di opere concepite da Maybury e create dai suoi sottomessi.

 


 

Con il coordinamento di Chiara Siravo (curatoriale) e Veronica Botta (produzione)
Assistenti alla produzione delle mostre e degli eventi: Giulia Caruso, Beatrice Schivo
Assistente allestimento: Matteo Pompili
Realizzazione grafica: Gimax

Un sentito ringraziamento a: Arcadia Missa, Londra, Temporars Susch at Muzeum Susch, Svizzera, Tblisi Residency and Propaganda Network, Tblisi, MADATEC srl, Milano.

via Nizza 138, 00198, Roma, Roma, Italia
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