Il progetto "Screens. Culture dello schermo e immagini in movimento", XXVI edizione del Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, inserito nel festival ARCHIVIFUTURI, nasce per ampliare la sezione dedicata all’immagine in movimento all’interno della collezione del Museo MA*GA.
La commissione scientifica, costituita da Simone Frangi e Cristiana Perrella, curatori esterni e Marina Bianchi, Vittoria Broggini, Alessandro Castiglioni, Emma Zanella e Luciana Zaro ha preso spunto dalle riflessioni di Nicholas Mirzoeff (1998) e di Richard Butsch (2019) relative “(...) all’arretramento del testo scritto e della sua circolazione a stampa a favore di una continua visualizzazione e tradizione in immagini di entità che non sono in sé visuali. Le culture dello schermo sono oggi l’espressione più avanzata della cultura visiva contemporanea: le immagini prioritariamente “in movimento” - veicolate dagli schermi “democratizzati” (siano essi cinema, televisioni, computer, tablet e smartphones) hanno infatti un impatto sociale, politico ed economico dirompente”. (S. Frangi)
Apre la mostra "Caterina MegaDrops", un display del grande archivio di Mario Gorni e Zefferina Castoldi a cui viene assegnato il Premio alla carriera per il ruolo di ideatori, fondatori, sostenitori di Careof uno dei centri più importanti in Italia, rivolto alla creatività e alla sperimentazione di giovani artisti in ogni forma ed espressione.
"Caterina MegaDrops" è uno speciale fondo di sessantotto documentari e interviste di approfondimento sulla scena artistica italiana, realizzati da Castoldi e Gorni tra il 1987 e il 2020, selezionati e strutturati appositamente per la XXVI edizione del Premio Galla- rate e per le collezioni del Museo MA*GA.
La mostra prosegue poi con le opere di Rossella Biscotti, Adelita Husni-Bey, Chiara Fumai, Mario Rizzi, Invernomuto, Silvia Rosi, VEGA, Natália Trejbalová e Vashish Soobah.
In questi lavori l’indagine sulle proprie identità, le questioni legate al rapporto tra video e archivi, il dialogo con i linguaggi cinematografici, il rapporto con storie e con culture dei luoghi, la trasformazione della tecnologia e dei pubblici, divengono una possibile chiave di lettura per l’intera mostra e uno strumento con cui immaginare nuove narrazioni dedicate all’immagine in movimento nell’arte italiana contemporanea.