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Phile & Bau
una creazione da Le Metamorfosi di Ovidio
Francesco Pititto
8 ottobre 2022
10:00 – 00:00
Il video sarà visibile dalle ore 10:00 alle ore 00:00 collegandosi direttamente dalla slide presente nella homepage del sito https://lenzfondazione.it/
Descrizione

In Phile & Bau, l’ottavo dei nove paragrafi di Radical Change, creazione tratta da Le Metamorfosi di Ovidio, attraverso il contrasto cromatico del bianco e nero viene descritta un’opposizione visiva tra dentro e fuori, tra la caducità e la fragilità di vite giunte in età avanzata e gli spazi aperti, tra i rami di un glicine che simboleggiano l’unione finale dei due amanti.

Zeus ed Ermes vagavano per la Frigia con sembianze umane e furono respinti da tutti, tranne che dall’anziano Filemone e sua moglie Baucide. Zeus scatenò la propria ira contro i Frigi ma risparmiò i due coniugi, trasformando la loro umile dimora in un lussuoso tempio e offrendosi di esaudire qualunque loro desiderio. Quando Phile e Bau furono prossimi alla morte, Zeus li trasformò in una quercia e un tiglio uniti per il tronco. Questo albero meraviglioso, che si ergeva di fronte al tempio, fu venerato per anni dai fedeli.

L’opera video ritrae alcuni anziani, ospiti del Centro polifunzionale P. Corsini di Pellegrino Parmense, intenti a leggere con una difficoltà colma di tesa tenerezza i passaggi tratti dal famoso testo ovidiano.

L’elevazione del disagio quotidiano diventa tratto mitico, un morire insieme nello stesso istante, lo scivolamento in una dimensione non più umana, il rendere eternità ed infinità un amore terreno, una riflessione sul tempo della vita e della morte, sull’istante definitivo dell’intesa tra i due non più giovani amanti.

“Alla ricerca del tempo-sottolinea l’autore del video Francesco Pititto – del comune istante – in battere o in levare? – il mito dei due vecchi ospitali e generosi che vengono premiati dagli dèi con l’impossibilità di veder l’uno la morte dell’altro, attraverso la lenta metamorfosi in pianta di ciascuno allo stesso tempo. Quale luogo più vero di una casa per anziani dove l’attesa diventa ricerca comune di quell’istante da vivere, o morire, insieme. La moglie con il marito, il fratello con il fratello, l’amico con l’amico. Già Goethe, nel Faust, riflette la sua anima e corpo nei due vecchi ora custodi della propria casa trasformata in tempio e, nella transustanziazione in pianta del loro sangue mortale. Allora la domanda – in battere o in levare? – diventa essenziale per trovare quel ritmo pulsante che accompagna l’uno e l’altro insieme alla fine, né prima né dopo, affinché “chi ha amato gli dèi, possa diventare egli stesso un dio”. Quell’istante d’intesa vale quanto la vita di entrambi perché chi non vede morire l’amato diventa, morendo, lui stesso amato per sempre. Poi, insieme nell’intreccio dei rami del glicine poderoso, uniscono di nuovo le loro linfe vitali che scorrono veloci verso le foglie nel cielo”.

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