Bisogna essere moderni, è stato detto, e per esserlo occorre sentire il più profondo fluire del proprio tempo, intuirne le direzioni, comprenderne i possibili approdi e, per gli artisti, determinare forme e modi di espressione congruenti
ICONOSTASI, nel furibondo accavallarsi delle immagini retiniche - oh mon cher Marcel - si sottrae all’informe catasta del caos psudoespressivo; sei autori, ciascuno dei quali con diciannove immagini, danno ordine a un frammento del proprio cumulo interiore e lo trasformano in simbolo, in simboli.
La forma è ispirata a quella creata da Le Corbusier nell’opera Le poème de l’angle droit; per contro le espressioni dei sei artisti ne sono del tutto indenni. Non si è in presenza di “citazionismo” post-moderno; essa è, piuttosto, una maniera per dichiarare la valenza simbolica della ricerca di un razionale filo espressivo nell’irrazionale groviglio del proprio profondo.
E’ una sorta di autoanalisi offerta all’aspirazione di individuare, attraverso sé stessi, un criterio generale e astratto di analisi del contesto oggettivo.
Le ICONOSTASI sono fatte di immagini, colori e parole combinati (come fece Le Corbusier, per altri scopi) in forma simbolica per suggerire l’aspirazione di conoscere e comprendere.
Tale modalità compositiva configura, altresì, la necessità di improntare la vita, a cominciare dalla propria, alla ricerca dell’ARMONIA (l’angle droit), così come l’ecologia, che studia i rapporti di interdipendenza tra uomo e ambiente, non può che affermare l’ARMONIA tra i suoi vari ecosistemi e le biodiversità.