La cortesia dei non vedenti di Wislawa Szymborska premio Nobel per la letteratura (1996) - Il poeta legge le poesie ai non vedenti.
Non pensava fosse così difficile.
Gli trema la voce. Gli tremano le mani.
Sente che ogni frase è qui messa alla prova dell’oscurità.
Dovrà cavarsela da sola, senza luci e colori.
Un’avventura rischiosa per le stelle dei suoi versi, e l’aurora, l’arcobaleno, le nuvole, i neon, la luna, per il pesce finora così argenteo sotto il pelo dell’acqua, e per lo sparviero, così alto e silenzioso nel cielo.
Legge - perché ormai è troppo tardi per non farlo- del ragazzo con la giubba gialla in un prato verde, dei tetti rossi, che puoi contare, nella valle, dei numeri mobili sulle maglie dei giocatori e della sconosciuta nuda sulla porta schiusa.
Vorrebbe tacere - benché sia impossibile- di tutti quei santi sulla volta della cattedrale, di quel gesto d’addio al finestrino del treno, di quella lente del microscopio e del guizzo di luce dell’anello e degli schermi e degli specchi e dell’album dei ritratti.
Ma grande è la cortesia dei non vedenti, grande la comprensione e la generosità.
Ascoltano, sorridono e applaudono.
Uno di loro persino si avvicina con il libro aperto alla rovescia, chiedendo un autografo che non vedrà.