La mostra curata da Michele D'Aurizio invita a riflettere sulla storia recente dell’arte italiana come il prodotto di una fitta rete di scambi culturali su scala globale. Tradizionalmente, lo studio della dimensione transnazionale delle neoavanguardie italiane ha enfatizzato traiettorie comparative con tendenze coeve in Europa e negli Stati Uniti. sub ipotizza un radicale cambio di rotta e apre le vicende dell’arte italiana del dopoguerra al dialogo con esperienze radicate in altre geografie.
La mostra riunisce le opere di nove artisti e artiste nate in Asia e in America del Sud: Betty Danon, Antonio Dias, Jorge Eduardo Eielson, Hsiao Chin, Tomás Maldonado, Roberto Sebastián Matta, Carmengloria Morales, Hidetoshi Nagasawa, Joaquín Roca-Rey.
Nelle decadi del secondo dopoguerra, tutte queste figure hanno trascorso soggiorni più o meno lunghi in Italia e, in alcuni casi, vi ci sono definitivamente trasferiti. Anche laddove esse abbiano assimilato la tradizione artistica occidentale, questa mostra ipotizza che le loro ricerche abbiano radici lontane, in culture visive emerse alla periferia del mondo globalizzato. Affiliate a importanti movimenti culturali quali l’Arte Concreta, l’Arte Povera, il Femminismo, le Nuove Tendenze, la Pittura Analitica, il Design Radicale, queste figure hanno contributo a ibridarne gli apparati teorici e i programmi estetici rivelandone l’impostazione eurocentrica.
La mostra considera la “sotteraneità” evocata dal titolo una condizione che può essere criticamente riappropriata come stimolo e motore della creazione artistica, un indice delle peculiari esperienze storico-biografiche e geo-politiche degli artisti e artiste invitati. Nelle loro ricerche, le topografie concrete e immaginarie dell’arte italiana improvvisamente si espandono e stratificano: arrivano a includere terre d’origine a sud dell’equatore; si intrecciano alle politiche culturali del Terzomondismo e dei movimenti di decolonizzazione; investono riflessioni sulla condizione di subalternità rispetto a un passato di colonialismo politico e a un presente segnato dalla struttura coloniale del potere; abbracciano preoccupazioni politiche, estetiche e spirituali spesso estranee alle conversazioni dominanti nella società italiana dell’epoca.