In questa giornata Il Cantiere delle arti presenta l’ultima collezione creata dall’artista Sandra Baruzzi, la quale sarà presente per tutta la giornata ad illustrare il percorso creativo e di realizzazione delle opere.
Sculture in ceramica. I soggetti sono riferimenti ad armonie nascoste: la geometria è affine alla musica, è il canto dello spazio scandito dal ritmo delle forme e dalla gamma tonale cromatica.
La dimora, luogo universale da cui ripensare noi stessi e il mondo che abitiamo, diventa simbolo di sé, dell’essere e del suo contenere. Una casa senza aperture, estremamente intima, che mantiene una sacralità domestica. Un archètipo dallo spazio fisico a quello mentale perché la dimora è labirinto dei nostri sentimenti, pensieri e azioni, capace di materializzare sogni, incubi e ossessioni che da storia personale diventa universale, perché si ramifica in milioni di storie individuali. Mettere in luce la dimora del mondo reale, le prospettive inconsuete eppure quotidiane, i punti di vista indefiniti, che lasciano spazio ad una creatività onirica. Ad ogni visione la propria.
Il cipresso, albero simbolo dell’immortalità come emblema della vita eterna dalla chioma affusolata a forma piramidale, che contiene energia protettiva e protegge la casa dalle energie negative. Un omaggio al ricordo emozionale-olfattivo sempre vivo di paesaggi della mia terra nativa: la Romagna.
Le colline, un ondulato magma di terra, materia ancestrale e sacra che culla, trattiene, cura o che espelle, travolge e sconvolge, oppure, perché no, proietta verso il domani prevedendo il cambiamento.
L’uomo è fisicamente assente, ma vi è testimonianza del suo passaggio nei vuoti sconfinati dei paesaggi silenziosi dove ha eretto dimore. Nelle opere il tempo è sospeso, le diverse situazioni spaziali sono volutamente irriconoscibili, prive di riferimenti a situazioni precise che traghettano verso l’immaginifico. Desidero porgere all’osservatore la possibilità di lasciarsi trasportare nella dimensione del simbolo dimora, senza fornire specifiche indicazioni, e di cercare il passaggio umano attraverso suggerimenti delicati. Questo per risvegliare quella dimensione umana che spesso si assenta per distrazioni ed invitarla a rivedere i luoghi in maniera sensibile, a posizionarsi in prima fila, davanti ad uno specchio che riesce finalmente a riflettere la realtà dei luoghi, gli spazi pieni, quasi asfissianti, e quelli vuoti in cui si fa sempre più assordante l'eco di una natura distante e sofferente.
Porgiamo ascolto al sussurro della terra prima che si faccia grido assordante per la sofferenza