Confucius è un’opera integrale, da percorrere con tutti i sensi. Va ascoltata, annusata, vista, sfiorata. Suoni, parole, fili: tutto risponde all’intima corrispondenza tra sensi e linguaggi.
Confucius è un libro d’artista [il Dàxué - Il testamento di Confucio secondo Ezra Pound] e il suo audio-libro.
Confucius è l’incontro tra Mary de Rachewiltz, figlia di Ezra Pound, e l’artista.
Confucius sono i vestiti ricamati e più di 35 telai - rotondi - con i ricami fatti negli ultimi cinque anni di lettura di Confucio e di Ezra Pound. I ricami nascono dal vuoto di una superficie semplice. Spesso, il vuoto prende la forma dei buchi da rammendare, reali o immaginari. Più che abbellire una superficie, si tratta di perforarla e di percorrerla, piano e in entrambi i lati, per capire quel che c’è sotto: la struttura profonda del linguaggio. Allora nascono i nodi da sciogliere. Allora si compie il rito liberatorio.
In effetti, questi ricami sono stati fatti in momenti di profonda meditazione e studio, quando le parole con cui nominiamo le cose vengono comprese e il linguaggio diventa generativo.
Sono nati in quel frangente in cui avranno agito gli uomini del passato, che nel vedere una cosa, per la prima volta, le diedero un nome e una grafia. La cosa c’era prima: la tigre,
la montagna, il bambù. Nel mio caso c’erano i rocchetti della nonna, gli scampoli, le vecchie stampe, le fascere, il telaio in cantina. Le cose c’erano, pronte a dire e a fare qualcosa.
Questa presenza anteriore della cosa è tuttora riconoscibile in tanti ideogrammi: la meraviglia del nome è intimamente legata alla meraviglia del vedere, al disegno e alla scrittura. L’erba, nelle stampe cinesi, assomiglia all’erba del giardino e al suo radicale in tantissimi ideogrammi [艹].
Ci si emoziona nell’imparare un ideogramma come ci si emoziona davanti alla radice di una antica parola. Essa diventa spesso immagine: aria divina, poesia, bellezza.
Tutti questi ricami cercano di dire questo, cercano di dire la cosa, e tuttavia dicono che essa è in parte indicibile: il vento, l’erba, il dolore, e soprattutto la sincerità: l’intima e profonda relazione tra l’uomo e la sua parola, tra arte e realtà, tra poesia e politica.
Lasciatevi portare da quello che vedrete e sentirete. Guardate con occhi nuovi e provate a trovare, tra le righe e tra i fili, la parola per nominare quello che avete vissuto.
Buon percorso!
M.S.P.