“Untranslated”è un progetto espositivo che vede coinvolte le due sedi della galleria e tredici artisti, ognuno dei quali ha selezionato una parola intraducibile in relazione alla propria poetica artistica ed alla propria filosofia di vita. Il tema della non-traducibilità si lega dunque al tema dell’arte e a lingue di culture, solo apparentemente lontane: segno e parola si sostengono a vicenda cosicché le parole, non traducibili letteralmente, abbiano la possibilità di essere tradotte visivamente ed emotivamente in un gioco alla scoperta dell’estraneo e di sé stessi.
Siamo inclini ad emozioni e sentimenti spesso intraducibili, figli di sensazioni confuse e torbide, almeno finché non si associano a queste, le parola opportune, proprio quelle che ci svelano la natura più reale della sensazione che stiamo vivendo. Il linguaggio è infatti la nostra mappa nel nebbioso labirinto dell’espressione personale. Dunque, perché nell’epoca d’impoverimento linguistico in cui viviamo, non combattere il problema della non comunicazione e della staticità di pensiero tramite l’uso e l’innesto di nuovi vocaboli? Non alla ricerca di parole nuove, ma di parole che ci sono sempre mancate. L’arte, essendo un linguaggio fuori dal tempo e universalmente comprensibile, si presta facilmente a supporto di questa ricerca, dando luogo così ad un progetto stimolante per gli artisti e per i lori osservatori.
La mostra si estende per tutto il 2023 ed invita i partecipanti a suggerire la propria parola intraducibile, al fine di dar vita ad un piccolo vademecum collettivo e ad acquisire una maggiore completezza linguistica, individuale e/o collettiva.
Wabi-Sabi, Massimo Barlettani, classe 1956, traduce in pittura la sensibilità spirituale degli elementi vegetali; Zenosyne, Federico Bencini, classe 1972, lavora su composizioni di pannelli dalla forte componente materica; Fernweh, Nicola Bertellotti, classe 1976, fotografo dallo sguardo di matrice classica; Meriggiare, Matteo Cocci, classe 1974, pittore dallo sguardo naif in una dimensione primitivo-fiabesca; Ondinnonk, Giorgio Distefano, classe 1972, opera tramite la ricerca e l’uso improprio dei materiali; Serendipity, Susan Layland, scultrice dalle soluzioni innovative nelle forme e nelle composizioni; Ma, Elisa Mearelli, classe 1984, lavora su carta tramite intaglio e cucitura; Goya, Marco Manzella, classe 1962, pittore dalla narrazione sospesa di matrice quattrocentesca; Saudade, Matteo Nannini, classe 1979, artista figurativo poliedrico attento al dettaglio tecnico; Meraki, Alessandro Reggioli, pittore, scultore e incisore in costante sperimentazione; Añoranza, Flavia Robalo, classe 1977, scultrice di piccoli attimi sospesi dalla singolare delicatezza; Weltschmerz, Tommaso Santucci, classe 1981, artista privo di filtri dal segno sgarbato ed immediato; Engentar, Laura Serafini, classe 1965, indaga l’uso delle carte tecniche legandole ad un disegno puro.