Giacomo Giovannetti è uno, ma potrebbe benissimo essere molti di più. Nato a Senigallia nel 1983, l'arista marchigiano ha infatti condotto negli anni una ricerca fondata sullo scambio e sul dialogo con l'altro. Nel suo processo creativo, l'altro è l'elemento fondante: ora in funzione attiva – collaborando alla realizzazione dell'opera attraverso laboratori e momenti di confronto – ora in maniera passiva – destinatario ultimo del messaggio –, la presenza di un interlocutore è per Giovannetti la ragione stessa dell'operare.
Realizzate nel corso dell'ultimo anno e mai prima d'ora esposte al pubblico, le opere in mostra presso Fiuto Art Space sintetizzano e portano verso nuovi lidi le riflessioni di Giovannetti sul ruolo dell'arte come strumento relazionale. Ognuno dei grandi dipinti che compongono il progetto è infatti il risultato di un “gioco a due” tra lo stesso artista e la figlia Nina, accolta all'interno del processo creativo come co-autrice dei lavori. Anzi, di più: Nina è musa e madrina. È lei stessa che invita l'artista a svincolarsi da ogni costruzione mentale, spingendolo a vivere l'evento della creazione con stupore e desiderio primordiale. Libera di esprimere apertamente le proprie emozioni, estranea al giudizio e ai condizionamenti del sistema, la bambina accompagna per mano l'adulto, aprendogli le porte di un mondo dove tutto è gioco.
Presentate all'interno di eleganti cornici in legno, le opere sono state realizzate da Giovannetti attraverso un processo di sovrapposizione, sia tecnica che semantica. Ritagli di giornali, stralci di quaderni e vecchie fotografie compaiono sullo sfondo insieme ai disegni della piccola Nina: quelli della bambina sono frammenti di un mondo fantasioso, infantile, ma non per questo privo di elementi spaventosi e poco rassicuranti. Mostri e figure antropomorfe emergono dalla superficie come incubi che richiedono di essere letti, interpretati.
Cariche di colore e di significati celati, le carte della bambina si relazionano alle lastre di plexiglass successivamente sovrapposte dall'artista. Su di esse è l'adulto a intervenire. Si tratta in questo caso di grandi pannelli trasparenti carichi di elementi riconducibili al mondo dei grandi: mappe di luoghi noti e di altri ancora da scoprire, icone della cultura pop, insight, forme archetipiche e segni suggeriti dall'algoritmo dei motori di ricerca. Seguendo questa prospettiva di sovrapposizione, scomposizione e ricomposizione infinita, ogni opera di Giacomo Giovannetti si presenta come un collage – anzi, un pastiche – che fonde sottocodici, registri, lingue e stili diversi, parlando di un quotidiano allo stesso tempo intimo e universale: un enorme rebus che, un po' come la vita, chiede di essere risolto. Meglio se insieme. Meglio se in due.