Il termine rurōni - coniato da Nobuhiro Watsuki alla fine del secolo scorso e derivato dalla fusione delle parole rurō, «vagabondo», e rōnin, «samurai senza padrone» - ben rappresenta gli scenari fantastici di Ariele Bacchetti, dove guerrieri erranti affrontano circostanze bizzarre e talvolta grottesche. Il samurai, figura dal fascino esotico, incarna l’intenso e inviolabile codice di condotta del Bushidō (武士道) che l’artista rende mediante drammatici contrasti cromatici, giungendo a un esito quasi espressionista. Il gesto pittorico rapido, insieme ai violenti accostamenti di colore, dona dinamicità alle scene raffigurate, richiamando la pratica dello storyboard nella costruzione narrativa. Singolari personaggi si incontrano e si scontrano in visioni evanescenti, fluttuanti tra la dimensione corporea e quella ectoplasmatica. L’ukiyo-e (浮世絵) - un genere di stampa artistica giapponese nata nel periodo Edo - costituisce per Bacchetti uno stimolo verso la ricerca e lo sviluppo di un nuovo sistema di rappresentazione spaziale e anatomica che risulta nell'elaborazione di immaginari sincretici in cui Oriente e Occidente convergono in modo libero e disinvolto.