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ARTE COME IDENTITÀ
ARTE COME IDENTITÀ
ELENA MAZZI, ADELITA HUSNI-BEY, SHEFA SALEM
12 ottobre 2023
gio: 10:00 – 13:00 / 15:00 – 17:00
Descrizione

La mostra Art as Identity mette a confronto le opere delle artiste Adelita Husni-Bey, Elena Mazzi e Shefa Salem, legate alla visione dell’arte come veicolo identitario ed espressione di un processo di riflessione sulla riattivazione del Genius Loci attraverso il linguaggio artistico. Un tema estremamente attuale nell’epoca della globalizzazione, dove i criteri di definizione dell’identità, sia collettiva che individuale, vengono sottoposti a continui mutamenti e trasformazioni; problematiche che rendono indispensabile oggi una ridefinizione di criteri legati alla riaffermazione della persona nel rispetto della diversità, che in questo momento devono ancora essere chiaramente focalizzati. L’invito rivoltomi dal Consolato Generale in Bengasi, città dove si terrà la prima esibizione della mostra, e dall’Ambasciata d’Italia in Tripoli, dove la mostra si terrà all’inizio del 2024, mi ha portato ad immaginare un dialogo tra diversi punti di vista su un territorio come la Libia, attraverso gli sguardi di un’artista che vive e lavora a Bengasi come Salem, a confronto con il lavoro della Husni-Bey, italo-libica , e con la ricerca dell’ italiana Elena Mazzi, attenta all’analisi dei rapporti tra l’essere umano e il suo contesto socio-antropologico.
Alle tre artiste è stata rivolta la domanda In che modo l’arte definisce la tua identità?, al fine di allargare il campo d’indagine a questioni legate al particolare contesto geografico che ospita la mostra .Il Genius Loci analizzato non solo come paesaggio e territorio in senso fisico, ma soprattutto dal punto di vista concettuale e simbolico. Le opere presentate in mostra da, Husni-Bey , Mazzi e Salem indicano punti di vista specifici, di ispirazione storica, sociale ed antropologica, legati a temi come il paesaggio, l’archeologia, la storia e il viaggio, concepito come possibilità di rilettura della propria identità, in senso non solo politico ma soprattutto psicologico o culturale. Come ricorda lo scrittore afroamericano James Baldwin, l’identità può essere paragonata al manto dei popoli nomadi del deserto , modellato dalla forma e dalle condizioni del corpo che avvolge. Così avviene nel corso del percorso curatoriale della mostra, dove le opere costruiscono un intreccio di immagini e suggestioni in grado di suscitare nel visitatore una serie di riflessioni sul rapporto tra passato e presente, immagine e simbolo, locale e globale, che in un paese come la Libia assumono aspetti e significati complessi ed inaspettati . Ognuna di loro ha scelto un tema, un punctum -per citare Roland Barthes- protagonista di opere in grado di proporre una narrazione non cronologico ma diacronico, che assume forme e media differenti. Concepita come un dialogo tra pratiche, metodologie e linguaggi diversi , la mostra riunisce quindici opere ed è accompagnata da un catalogo con il testo del curatore Ludovico Pratesi, le interviste alle artiste e le riproduzioni delle opere esposte.

CONSIGLIO GENERALE DELLA CULTURA, SALA "EL SILPHIUM"
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AL FUIHAT AL GARBBIA, BENGHAZI (LIBYA), 21861, Bengasi, Bengasi, Libia
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