Si tratta di un progetto dalla gestazione pluriennale incardinato al tema complesso ed estremamente attuale della catastrofe. Per questa mostra Franco Fiorillo ha deciso di passare all'intelligenza artificiale per progettare le sue opere, ma proponendone un uso umanistico. Ciò ha significato in primo luogo stabilire un codice generativo relazionale. Una modalità espansiva della propria coscienza che si confronta con i risultati esecutivi della macchina. L’intervento manuale conclusivo, infatti, restituisce la fragranza dell’imprevisto che è la caratteristica dell’elemento umano, in quanto essere biologico ed esistenziale, delle opere. Un’occasione, quindi, per esplorare nuovi territori di senso, tra dimensione pubblica e inquietudine privata. Le opere di Fiorillo infatti riflettono sulle conseguenze dei disastri, sia collettivi sia personali, a partire dalla tragedia di Fukushima, elevata al rango di compendio universale di tutti i fantasmi legati alla “catastrofe finale”. Ogni lavoro è accompagnato da un rigoroso impianto filosofico nonché da una straordinaria fascinazione estetica. Uno straniante itinerario tra centinaia di piccoli pezzi dall’apparenza vintage, ci accompagna in un diorama percorribile e caleidoscopico articolato lungo le sale di Palazzo Lucarini, senza soluzione di continuità. Una narrazione non lineare che ci riporta sempre al punto di partenza, ossia alla responsabilità - nel dramma, nella catastrofe - del genere umano, in perenne tensione, sospeso tra libero arbitrio e norme etiche.