“Dove il Demone Riposa” è una personale di Francesco Ardini nel nuovo “Spazio Contemporaneo” del Museo Civico della Ceramica di Nove. Artista e ceramista autodidatta, Ardini ha sviluppato tecniche potenti lavorando sulle qualità scultoree del materiale, al fine di ottenere un senso di bellezza precaria nelle sue sculture e installazioni. Il passare del tempo, l'impronta della tradizione, il dialogo con gli artigiani e la tensione che lega insieme queste parti sono diventati il fulcro del suo lavoro. Negli ultimi anni si è avvicinato alla sperimentazione con altri materiali di scarto industriale mettendo la sostenibilità al centro dei suoi progetti, orientati al recupero piuttosto che la creazione di nuovi manufatti. “La storia legata a oggetti e manufatti è un’entità fisica percepibile. Come tutta la materia, può essere plasmata e trasformata”, dichiara l’artista. Nella serie "Manufatti Fossili", gli stampi vengono recuperati e trasformati in tesori ritrovati di un’epoca concettualmente distante ma cronologicamente vicina. I negativi di piatti e figure di diverse epoche riemergono come fossili, testimoniando un sapere che sta per essere dimenticato. La natura stessa del territorio si fonde nel linguaggio contemplativo dell’artista. In "Semina", la terra di scarto delle produzioni locali si trasforma in un paesaggio immersivo che evoca la natura agricola del territorio. In "Vasca_Brenta", Ardini esplora il rapporto con il fiume Brenta, elemento chiave della sua ricerca. Il fiume rappresenta per lui una connessione profonda con il territorio e la natura circostante, nonché la linfa vitale dell’arte del luogo. Il Brenta, presenza costante nel suo lavoro, diventa una figura mitica, una metafora naturale del tempo che scorre. In un’opera inedita, Ardini descrive un ritorno primitivo dell’argilla che, contrariamente a quanto ci si aspetta, torna a essere terra sotto il silenzioso sguardo dei sassi del Brenta, levigati dal passare del tempo. Dopo aver esplorato la terra e l’acqua, Ardini ci porta nel cielo con l’opera inedita "Stelline". L’opera recupera i piccoli treppiedi bianchi in porcellana utilizzati nelle cotture novesi, trasformandoli in stelle che poggiano sui coppi di Cotto Possagno. Una maschera osserva il paesaggio: queste maschere, un topos della produzione dell’artista, rappresentano l’ignoto e il lato oscuro della creatività, ambito in cui ciascuno di noi può sentirsi protagonista o osservato. Il passare del tempo, la storia che sedimenta, la memoria che fissa il tempo in un’operazione che genera il passato stesso, come nella lettura che Benjamin fa del quadro di Klee. Per Ardini, tutto il territorio diventa un luogo di gioco e riposo, in un tempo lungo e dilatato che attraversa ogni cosa fino a diventare polvere.