In mostra piccole sculture realizzate in vari periodi, soprattutto nell’anno in corso, opere che hanno un denominatore comune nell’azzardo, nella libertà sia delle forme che del contenuto. Azzardo inteso come forzatura verso il non previsto e in antitesi con gli sviluppi logici di una narrazione. Ed è quindi anche l’inaspettato, lo stridente, il disturbante. Che poi l’azzardo riesca ad apparire naturale potrebbe essere possibile e questa è la sfida che intenzionalmente è sottesa in tutti i lavori.
Per la prima volta, oltre alle ormai consuete forme aeree, bidimensionali e lineari, ci sono ora anche forme monolitiche incavate e intarsiate su tutte le superfici esterne, quasi architetture senza tempo appartenenti a mondi alieni privi di aria e luce.
In una prima sezione della mostra con opere recenti sono in coppia con questi monoliti i volumi sottili e scarnificati degli elementi metallici. Simbolo e emblema di un futuro esile e incerto, quasi senza vita, sono affiancati e incastrati in tale sorta di rifugi- bunker massicci e impenetrabili. La comune dicotomia dei materiali, legno e ferro, dove il morbido legno costituisce la massa e il pesante ferro l’impalpabilità, appare quasi un cifra che si ripete nel capovolgimento di ogni logica. Forme incompatibili tra loro costrette a una perenne simbiosi a causa della loro reciproca incompletezza.
In una seconda sezione la dicotomia dei materiali è invece tra legno e legno. Qui un legno industriale assume la forma di figure femminili che protestano o che esultano - l’immagine è la stessa - mentre il legno massiccio di cipresso o larice funge da bunker di base, luogo prigione da cui finalmente, in questo caso il genere femminile, riesce a liberarsi. E qui il contenuto è poco criptico e molto esplicito.
Nella terza sezione una serie di piccole sculture monomateriche sperimentano soprattutto le sforzature delle forme e infine, in un’ultima sezione, la proiezione in loop di immagini di opere a partire dagli anni settanta.