Nei sotterranei del Castello di Barletta, si inaugura il 12 ottobre CORNERSTONES, mostra curata da Giusy Caroppo e promossa da OPERAOMNIA, progetto diretto da Francesco Asselta e sostenuto dalla Regione Puglia nell’ambito del bando “Radici e Ali” .
“CORNERSTONES”: pietre angolari, pilastri, capisaldi, cardini, osso sacro del sistema creativo e formativo.
Un’allusione concettuale che trova riscontro in questo progetto di carattere trans-disciplinare, nato in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Foggia da un'idea del direttore uscente Pietro Di Terlizzi, che mira a presentare diverse discipline attraverso opere di pregio di alcuni dei maggiori artisti italiani che hanno insegnato o ricoprono ancora il ruolo di docenti presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia: BIANCO-VALENTE, ANTONIO BIASIUCCI, DOMENICO BORRELLI, RAFFAELE FIORELLA, PAOLO GRASSINO, IGOR IMHOFF, VITO MAIULLARI, MARCO NERI, PERINO&VELE, LEONARDO PIVI, MARIA GRAZIA PONTORNO, PIERLUIGI PUSOLE, GIUSEPPE TEOFILO, NICOLA VERLATO. Le opere – sculture, fotografie, dipinti, installazioni anche multimediali - sono distribuite negli spazi secondo un storytelling che coinvolge emotivamente lo spettatore, in un itinerario che facilita la didattica dei linguaggi dell’arte contemporanea per un target eterogeneo.
Una mostra d’impronta dark, puntellata da essenziali sprazzi cromatici, affine all’immaginario giovanile o comunque generazionale, per i temi di particolare urgenza e attualità suggeriti dalle opere installate. Dai personaggi ibridi e stranianti di Domenico Borrelli, alla primordiale scultura in pietra sonante di Vito Maiullari, al grafismo metamorfico del bestiario contemporaneo di Raffaele Fiorella; dal monumentale teschio - “Ciò che resta” - di Paolo Grassino, alle mappe evocative nelle proiezioni di Bianco-Valente; dal video di Maria Grazia Pontormo “Super Hu.fo_Voynich”, vincitore dell’ Humanism Art Prize, dedicato al rapporto tra arte contemporanea e intelligenza artificiale, ai paesaggi urbani, culturali, evocativi della pittura calda di Pierluigi Pusole e in quella fredda di Marco Neri; nell’antropologia che si tramuta in estetica del pane come del cranio, fotografati da Antonio Biasiucci, alla valenza concettuale e cangiante di spazio e colore nelle estroflessioni di Giuseppe Teofilo; e poi, una pungente, trasgressiva e quotidiana leggerezza, declinata nella caratteriale cartapesta di Perino&Vele e nello squisito mosaico pop di Leonardo Pivi; dal mondo incantato di una antica gioventù sognante, nell’ “Autoritratto all’età di 5 anni quando scopro Caravaggio e divento Pittore” di Nicola Verlato, all’effetto strong del videoclip b/n di Igor Imhoff per Oblivion di Marvin, un immaginario drammatico - nel segno, nel ritmo e nel gusto – caro alla Generazione Z.
La mostra aderisce alla piattaforma "Circuito del Contemporaneo".