FotograficaMONTI, la rassegna di opere fotografiche curata dal 2019 da Barbara Martusciello, e da due anni in collaborazione con Takeawaygallery, è giunta al suo 22° appuntamento inaugurando, sabato 12 ottobre alle ore 18:30, e in occasione della XX Giornata del Contemporaneo di AMACI, Lapides, personale di Patrizia Dottori.
L’autrice (nata a Roma, vive e lavora tra la capitale e Buenos Aires) è, come scrive Barbara Martusciello, “una narratrice di concetti; la sua fotografia mostra pertanto la realtà attraverso una prospettiva simbolica che pure arriva in modo diretto, chiaro, allo spectator. Il suo linguaggio è radicale e al contempo poetico e la sua rappresentazione trova sempre un bilanciamento tra studium e punctum – per citare Roland Barthes – in un’indagine sull’evidente e su ciò che vi si cela dentro.
Un vestito da donna, ad esempio, non è solo un capo di abbigliamento ma, attraverso l’assenza del corpo che lo indossa, la riambientazione in luoghi inaspettati, spesso nella Natura, la leggerezza della stoffa, il colore – un allegorico magenta – richiama l’idea di Bellezza, del Femminino sacro, di Gea, ma anche i risultati di secoli in cui questi archetipi e la connessa entità e individualità della Donna l’anno negata, calpestata, anche banalizzata, esercitando prevaricazione e violenza di genere.
La sua figurazione, in Lapides / Pietre, che evoca nel titolo la feroce pratica della lapidazione – essenzialmente riservata alle donne come punizione estrema, definitiva –, mostra, come afferma la stessa Dottori. <<un corpo e una vita assenti>>, denunciando <<un diritto negato e al contempo la risposta a tutti i diritti umani e sociali>>.
Allo stesso tempo, queste fotografie, con quell’abito che pare senza peso, arioso, ripetutamente altrove, senza legaccio alcuno, pare celebrare la libertà, l’autodeterminazione, l’affrancamento da qualsiasi zavorra, anche dagli <<stereotipi>>: una franchigia rispetto alle <<aspettative>> e ai <<ruoli assegnati>>, che – come bene ha indicato la scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, protagonista della letteratura femminista postcoloniale – <<è la chiave per l'empowerment delle donne>>.
Che poi tutta questa stratificazione di senso passi attraverso immagini seducenti, paesaggi solitari ma invitanti, un cromatismo spinto verso il massimo della luminosità e composizioni accattivanti rende ogni riflessione – la sua e dei fruitori delle opere – più convincente, coinvolgente. Del resto, l’arte più agente, di cui oggi abbiamo sempre più bisogno, mette in profonda connessione etica ed estetica”.