Nella poesia di Tomaso Binga si coglie un’intensità compositiva che è ‘vortice’ della parola nello stile compositivo della connessione verbale: vortice espressivo e semantico che vibra nei fonemi della parola, scomponendola nella sua identità lessematica di vocabolo neutro, per farne frammentazione semica entro dove è possibile leggere, udendo, la voce di un grido.
Un insieme di testi poetici eterogenei il cui titolo Le pene del pene, che preludono alle istanze femministe e all’intento provocatorio dell’autrice nel rivendicare l’emancipazione femminile, ancora oggi condizionata dalla forma mentis fondamentalmente patriarcale. Le pene del pene in forma poetica, attraverso la reiterazione della parola e dei versi e delle figure retoriche utilizzate insistono nel sottolineare la condizione sfavorevole della donna a causa del pregiudizio culturale insito nel sistema sociale, politico ed economico che condiziona e determina nell’uomo l’acquisizione di una mentalità patriarcale e nella donna di accettarla.
In ogni testo poetico vi è la precisa volontà dell’autrice di esprimere con acuta psicologia efficaci frecciate per colpire con la precisione di un’esperta arciera i pregiudizievoli atteggiamenti mentali e culturali.
L’opera è costituita da tre sezioni: Corpo, A Dante e Divagando. Della prima fanno parte i testi dedicati ad alcune parti anatomiche del corpo a cui l’autrice fa riferimento per rivelare verità autentiche ma scomode, implicite in un modo di pensare generalizzato come nel caso del componimento Le pene del pene (che dà il titolo al libro), Il punto G e SI NOVELLAVAAA…! come pure È UN PROCESSO (con una nota dell’autrice) e SE MI FICCO NEL TUO LETTO.
Nella seconda sezione, dedicata ai versi di Dante, con il suo ludico e ironico poetare reinterpreta o meglio si appropria degli immortali versi di Dante per reificarli, in ambito etico, in altri contenuti, in sottili denunce contro ogni vessazione.
Nella terza sezione Divagando, un gruppo di testi lirici, ironici, incisivi, modulati sul ritmo sillabato, che nascono da notizie apprese dai giornali oppure da personali ricordi ed esperienze, elaborati poeticamente nel senso avverso, spesso smentendo la verità apparente.