Il visitatore, scorrendo con un dito sul display del suo smartphone connesso ad una specifica rete wireless, genera e muove l’ “angelùddhi” che traccia scie sonore nella texture musicale degli oscillatori digitali diffusa dagli altoparlanti e strie visuali sulla superficie degli acquerelli. Una o più persone possono agire simultaneamente dai loro smartphone determinando un univoco oppure incerto e contraddittorio comportamento dell’ “angelùddhi”, metafora delle relazioni tra individuo e gruppo.