La Andrea Nuovo Home Gallery è lieta di invitarvi all’opening di AN INTIMATE EYE seconda personale dell’artista napoletano Paolo La Motta dalle ore 11:00 alle 19:00, in via Monte di Dio 61, Napoli.
An Intimate Eye, fa riferimento ad uno sguardo romantico ed introspettivo ma ancorato alla realtà degli ambienti e dei personaggi che vi compaiono. Come osservatore attento e onnipresente, così l’artista, scatta istantanee e fissa momenti nella voragine del quotidiano, fermandosi nel vissuto di ogni luogo connotato dalle tracce e dai segni dell’individuo nel suo passaggio. Tuttavia ad occupare il posto centrale del racconto nelle opere dell’artista non è la presenza tangibile dell’uomo ma il suo esatto opposto, ovvero, la sua caducità, la labilità dell’esistenza che obbliga a rimemorare e trascendere, accettando la chimera dell’eternità.
La Motta è noto sia per la sua opera pittorica sia per quella scultorea, ritrae e modella – senza illustrare – i paesaggi urbani, i suoi contorni e colui che ci abita. In mostra 20 nuovi lavori pittorici dell’artista nei quali gli spazi intimi e collettivi, sono enfatizzati nella loro autonomia espressiva restituendo all’osservatore frammenti eterogenei dell’immaginario odierno in una chiave di lettura che racchiude richiami persistenti e circolari fra gli elementi ivi presenti. Il suo è un linguaggio pieno di figure metaforiche, un costrutto di stratificazione semantica, grafica ed evocativa come in “The green Room”, dove pur riconoscendone la connessione e familiarità tra i soggetti, si viene trasportati in un universo possibile e lontano. Ogni stesura pittorica, velatura e tratto abbozzato è allo stesso tempo una allegoria, che evoca un’immagine mentale e ricostruisce una esperienza condivisa come in “Arazzo”, dove l’artista invita a intraprendere un viaggio alla scoperta di luoghi che albergano piccoli ritagli della storia dell’uomo. In “Donna in azzurro” o in “Parete gialla” appare un chiaro tracciato psicobiologico ad indicare una scia che deve essere ripercorsa ed esperimentata da colui che si trova davanti. Perché è infatti questo ciò che accade con le opere di La Motta, ognuna di loro è un sistema narrativo a catena, costruito per gradi di astrazione, che spinge ad entrare, smontare e riassettare l’ingranaggio sottostante che esula della materia pittorica e dalla pennellata.
Le matrici immaginarie di La Motta – compresi il cinema e la musica – si intersecano e si traducono in un sincretismo articolato da un corpus di messaggi e di significati latenti che si celano nelle elaborazioni compositive delle sue opere. La sua cifra si trova proprio nella qualità pittorica, nella tavolozza volutamente ridotta e nel ricorso ad un linguaggio diretto e sintetico dai quali emerge un gioco di ombre deformate, sfaccettature ed angolazione, dove nulla è veramente ciò che sembra perché ogni elemento è incastrato ad una storia recente oppure ad uno spazio e tempo lontani.