Nell’ambito della residenza Lingue Sorelle dell’Istituto Italiano di Cultura, l’artista italiana Lucia Veronesi presenta il suo progetto “Sin nombre conocido”, una mostra dedicata ad approfondire il rapporto tra lingua e botanica nell’area messicana. La diversità biologica e linguistica del Messico mostra una forte sovrapposizione geografica in particolare negli Stati di Oaxaca, Chiapas, Veracruz, Guerrero e Michoacán che ospitano il maggior numero di specie e di lingue. Questo significa che le aree con il maggior numero di specie in pericolo si sovrappongono a quelle in cui è più alto il rischio per le lingue.
La diversità culturale e quella ecologica sono strettamente correlate. Le comunità locali interagiscono con l’ambiente e lo modificano adattandosi a nicchie ecologiche specifiche, acquisendone una profonda conoscenza. Le lingue native sono quindi portatrici di un sapere eco-culturale che include gli habitat e la loro conservazione, la vita delle piante, il comportamento degli animali e molti altri aspetti del mondo naturale.
Il progetto é realizzato attraverso l’uso di tessuti, disegno e ricamo, proseguendo una ricerca artistica che Lucia Veronesi porta avanti da anni, dove le fibre vegetali, nella loro diversità tessile e semiotica, diventano la necessaria formulazione, e quasi l’unico linguaggio possibile, di un discorso sulle lingue native e la botanica.
Cosa ci racconta e ci insegna il paesaggio, che sia domestico, intimo, famigliare, naturale, urbano, insieme alle storie di chi lo abita o di chi lo ha vissuto? Quante storie, con le loro conseguenze e implicazioni, ci insegnano a comprendere il nostro tempo? A partire da queste domande Lucia Veronesi ricerca elementi antropologici, storici, scientifici che rendono unici paesaggi e storie. Li rielabora attraverso il collage, i tessuti, il video, la pittura, la fotografia, il disegno per ottenere una nuova versione degli spazi. L’arista lavora su visioni in bilico tra ciò che è reale e ciò che è dimensione astratta, a volte quasi favolistica: un racconto ambivalente, a metà fra documentazione e immaginario, che comporta una trasformazione, un ribaltamento delle regole. Le interessa la fusione delle tecniche e la sovrapposizione e invasione reciproca dei campi, delle tecniche e delle discipline, in particolare l’aspetto antropologico, scientifico e sociologico.