In occasione della XX edizione di ArtVerona, la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti presenta l’opera I segni della materia di Ivano Troisi (Salerno, 1984), vincitore del Premio ArteMuseo 2024, promosso in collaborazione con ArtVerona al fine di creare dialoghi e opportunità reali tra musei, fondazioni italiane e artisti presenti in fiera.
L’artista, rappresentato dalla Boccanera Gallery (Trento), è stato selezionato dalla GAM per la profondità e la coerenza della sua ricerca, come sottolinea Patrizia Nuzzo, Responsabile delle Collezioni d’Arte Moderna e Contemporanea, che così motiva l’assegnazione del Premio:
“Ivano Troisi astrae dalla natura informazioni e tracce che affina e declina in sintesi, unificazioni del molteplice operate dalla coscienza. L’artista attinge a un archivio di forme, nato dall’analisi dei processi di trasformazione e mutazione, per la realizzazione di lavori incentrati sul mondo naturale e sulle relazioni antropiche che instauriamo con esso. In uno scambio equivalente, materiali tratti dall’ambiente, tradotti con sapiente consapevolezza tecnica, restituiscono l’energia e l’essenza della creazione artistica”.
L’opera I segni della materia, realizzata in terracotta, trae ispirazione dall’episodio del Miracolo della coppa di San Zeno, affrescato da Louis Dorigny (Parigi, 1654 – Verona, 1742) in una delle lunette della Cappella dei Notai dedicate alle storie del santo Vescovo di Verona. Secondo la leggenda il diavolo, nel tentativo di sfidare San Zeno, accetta di trasportare una pesantissima coppa di porfido da Roma a Verona. Sconfitto, costretto comunque a onorare la promessa, affronta l’impresa con grande fatica: secondo il racconto le profonde scanalature visibili sull’antico manufatto – un monolite di epoca romana conservato all’interno della Basilica di San Zeno – corrispondono ai segni lasciati dai suoi artigli, testimonianza della rabbia e dello sforzo compiuto.
Ivano Troisi con l’opera I segni della materia propone una reinterpretazione contemporanea di questa narrazione: la forma scavata della scultura richiama quella di una vasca, evocando la coppa senza riprodurla fedelmente. La terracotta, con la sua malleabilità, conserva tracce gestuali e segni di movimento che rievocano lo sforzo del demonio, la tensione fisica e simbolica del trasporto e, idealmente, il trionfo del bene sul male.
L’opera si inserisce in dialogo con l’architettura e la decorazione parietale della Cappella dei Notai, enfatizzando l’aspetto tattile e simbolico della vicenda, trasformandola in un’esperienza visiva capace di esprimere la forza del gesto come memoria viva della storia.
La pratica artistica di Ivano Troisi si fonda su un’attenta osservazione della natura e dei suoi processi di trasformazione. Intercetta frammenti e tracce del quotidiano che spesso sfuggono allo sguardo, dando loro nuova forma attraverso un lavoro che unisce pensiero e manualità. L’approccio, vicino per intenti a esperienze come l’Arte Povera e la Land Art, si distingue per una poetica che rifugge ogni monumentalismo, in favore di un equilibrio sottile tra forma e contenuto.
Tra le sue mostre più rilevanti si segnalano Se il dubbio nello spazio è dello spazio, MACRO, Roma (2014); Ex voto, Museo Archeologico, Pontecagnano (2019); NAJIM. Il sussurro del mondo, Fondazione Plart, Napoli (2020); Comunità Resilienti, Padiglione Italia – Biennale di Architettura di Venezia (2021), Rethinking Nature, MADRE, Napoli (2022) e Riflessioni, Boccanera Gallery, Trento (2024).